THIS IS NOT CRICKET,31 Gennaio,Ingresso libero (VIDEO)
THIS IS NOT CRICKET
Il cricket in Italia conquista il Festival del Cinema di Roma grazie alla presentazione dell’ultimo lavoro del regista Jacopo De Bertoldi .
“THIS IS NOT CRICKET” è la storia del “Piazza Vittorio Cricket Club” e di due ragazzi (uno di origine siciliana) che diventano adulti nel quartiere romano dell’Esquilino, ma racconta anche il ruolo del cricket sul fronte dell’INTEGRAZIONE.
Il cricket è il gioco regolamentato più antico del mondo ed è secondo, per seguito, solo al calcio. In This is not cricket di Jacopo De Bertoldi questo sport di squadra offre lo spunto per raccontare un’amicizia nata tra il multiculturalismo romano che, inaspettatamente, diventa l’emblema della nostra contemporaneità cosmopolita.
Già nei primi minuti di visione del film , scopriamo che quelle che sono le regole del cricket (lasciare una “casa” per raggiungerne un’altra) si prestano a essere un’efficace metafora dell’immigrazione. Il Piazza Vittorio Cricket Club è una squadra multietnica in cui i ragazzi non conoscono la differenza tra italiano e straniero, comunitario e extracomunitario; i giovani giocatori si sentono tutti romani… e per questo vincono.
Il film segue il legame tra Shince e Fernando che travalica ogni diversità culturale. Shince è arrivato a Roma dall’India quando aveva 12 anni, Fernando invece è figlio di emigrati siciliani. I due praticamente sono come fratelli, ma con l’avvicinarsi all’età adulta sorgono interrogativi sul prorpio futuro. Il Piazza Vittorio Cricket Club – squadra che un tempo trionfava nelle competizioni giovanili italiane e estere– è ormai in disfacimento e così i ragazzi della squadra si disperdono tra chi va a lavorare e chi viene assorbito dalle strade della metropoli. Anche per Shince e Fernando pian piano vanno sfumando i sogni legati al cricket.
Con questo film Jacopo De Bertoldi non racconta soltanto una storia di interazione. Ci parla di andare e venire, di partire per trovare la propria strada, tornare, evolversi e avvertire l’esigenza di riconnettersi con le proprie origini. Il cricket è un punto di sutura non soltanto culturale/etnico, ma umano e simbolico.